Saggistica, editoria per l’Università

Gian Paolo Carini, Roberto La Cordara, Storia della scuola italiana in Eritrea


Storia della scuola italiana in Eritrea ISBN: 9788896117477
PAGINE: 166. Contiene diverse illustrazioni
PREZZO: € 15,00
FORMATO: cm 15 × 21
COLLANA: Popoli, società e culture
DATA DI PUBBLICAZIONE: novembre 2014
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La scuola italiana in Eritrea ha più di cento anni di storia: nata nel 1902, rappresenta per questo paese una realtà culturale di riferimento, operando con continuità e riuscendo, come si desume dalla ricostruzione storica di questo volume, a far fronte a momenti di crisi e difficoltà: dal primo colonialismo di fine Ottocento, caratterizzato dalle scuole religiose, ai differenti orientamenti del periodo fascista, fino al tragico epilogo del colonialismo italiano durante la seconda guerra mondiale.
Nonostante queste profonde trasformazioni, la scuola italiana ha continuato a operare durante l’amministrazione britannica, nel periodo della federazione tra Etiopia e Eritrea, durante l’occupazione militare del Derg e negli anni successivi all’indipendenza eritrea, sancita dal referendum del 1993, con un’utenza che è passata dall’iniziale preponderanza di studenti italiani a una presenza eritrea di circa l’85% degli iscritti.
Al di fuori del nostro paese, la scuola italiana in Eritrea è oggi l’istituzione scolastica più frequentata: le ragioni di questo successo dipendono sia dai forti legami storici con l’Italia sia dalla capacità di adattamento ai bisogni di un paese che, dai tempi della prima diaspora italiana fino all’attuale società eritrea affermatasi all’indomani dell’indipendenza, è profondamente cambiato.

Gian Paolo Carini è nato a Piacenza nel 1950. Ha insegnato a lungo in Francia e in Svizzera e dal 2003 al 2012 è stato dirigente scolastico della scuola statale italiana di Asmara.

Roberto La Cordara è nato a Chieti nel 1959. Laureato in scienze motorie, dal 2009 è docente di educazione fisica presso la scuola statale italiana di Asmara.

Rassegna stampa

  • «Da sudditi perfetti a cittadini del mondo» («Libertà», 18 gennaio 2015)